Alla scoperta della Valle dei Mulini di Gragnano
Un distretto di ecologia industriale, attivo dal 13° secolo, che utilizzava il più naturale degli elementi: l’acqua.
La Valle dei Mulini di Gragnano è una parte dell‘antico sentiero che da Castellammare raggiungeva Amalfi.
È un distretto di ecologia industriale, attivo dal 13° secolo, che utilizzava il più naturale degli elementi, per azionare le macine: l'acqua, che alla fine del percorso tornava nell'alveo senza interrompere il suo ciclo naturale.
La presenza di numerose sorgenti su una pendenza ottimale, consentiranno la costruzione di una serie di mulini ad asse verticale (ruota orizzontale) che venivano azionati dalla forza dell’acqua.
I mulini erano macchine meravigliose che nei secoli bui del medioevo hanno rappresentato un elemento di innovazione tecnologica rispetto ai primitivi metodi di macinazione ed erano il processo di un lungo periodo di perfezionamento. Il segno che l'uomo non ha mai smesso di usare l'ingegno al fine di migliorare le sue condizioni di vita.
Il mulino era solo l’involucro di una macchina idraulica, costruito con la tecnica e i materiali dell’epoca e la sua forma non era una scelta estetica ma un’esigenza tecnica che ne determinò le dimensioni strettamente necessarie al funzionamento.
Quello che ad un turista distratto può sembrare come un elemento accessorio in servizio ai mulini è invece il principale capolavoro dell'intera Valle.
Dal modo in cui fu costruito e all'ottimizzazione degli spazi, ci porta a ritenere che per tutti i Mulini della Valle si trattò di un progetto unico con cascate d'acqua che macinassero in sequenza, con altezze geodetiche inframmezzate della stessa grandezza e che dessero origine a vari Mulini della stessa capacità produttiva.
Geniale per il tempo, le conoscenze idrauliche, evidentemente, non erano di secondo piano, per chi progettò un sistema del genere.
Il principio di funzionamento in serie dei mulini, era valido perché l'uscita dell'acqua da un mulino, come nuova posizione, poteva sfruttare un successivo salto geodetico per il mulino successivo e via di seguito per tutti gli altri a posti più a Valle. La somma dell'energia potenziale dei vari salti geodetici, era l'energia totale disponibile, in successione e in aliquota, per ogni salto, di tutti i mulini. La produzione globale di macinato, nei fatti, era la somma del lavoro che per varie volte e in maniera sequenziale, faceva sempre lo stesso quantitativo di acqua.
Per comprendere al meglio il funzionamento del sistema idrico della Valle dei Mulini, bisogna tenere presente che il tutto fu possibile grazie ad una serie di sorgenti che davano origine al torrente Vernotico e a una pendenza ottimale del territorio su cui fu possibile con accorgimenti tecnici costruire una serie di mulini azionati dalla forza dell’acqua in caduta da enormi serbatoi che erano parte integrante e funzionale dei mulini stessi.
Fu quindi la pendenza naturale del territorio l'elemento cardine su cui poggiava l'intero sistema idrico della Valle dei Mulini. La forza di gravità faceva scorrere l'acqua da un mulino all'altro dopo che aveva dato moto alla macina. Solo la forza di gravità però non sarebbe stata sufficiente a riempire le Torri, se per questo scopo non fosse stata realizzato un acquedotto con una pendenza controllata che faceva da raccordo tra i vari mulini, riempendo le Torri e prelevando le acque di uscita per farle arrivare al mulino successivo più a valle. Il mulino successivo era costruito in una posizione che doveva tenere conto dell'altitudine (dislivello) dal mulino precedente e non dalla sua distanza.
Articolo tratto dal sito: https://www.valledeimulinigragnano.it/