I CAMPOTTI compiono 10 anni!
Ecco come è nato il formato di pasta che ha rivoluzionato il mondo del food design!
Nasceva nel 2010 -10 anni fa- il un nuovo formato di pasta denominato CAMPOTTI progettato dal designer Mauro Olivieri e prodotto dal Pastificio dei Campi.
La particolare forma di questa pasta nasce dal soddisfare uno dei più importanti valori di un prodotto alimentare dove consistenza, omogeneità di cottura e assorbimento dei condimenti risultino l'essenziale motivo per un nuovo progetto.
Dopo 4 anni, il 28 maggio 2014 i Campotti ricevono la Menzione d'Onore al XXIII premio Compasso d'Oro ADI e a ottobre dello stesso anno ricevono la nomination e concorrono al premio GrandesignEtico.
Come è nato questo progetto ce lo racconta direttamente il designer Mauro Olivieri.
“Era il 2009 e ormai da circa 4 anni mi confrontavo con un progetto legato al mondo del cibo. Era un modo per capire quanto la progettualità -che da sempre avevo applicato ad altri prodotti- potesse offrire nuove opportunità anche all'ambito alimentare.
La forza del progetto è in grado di creare un piacere profondo per un designer, come un sentimento di alimentazione pura per il proprio spirito e per la propria testa; la necessità di mangiare le idee che a loro volta si alimentano come un percorso circolare che dà vita.
Con questa sorta di fame continua, tutto diventa ripensabile e rivedibile. Nella forma, nel colore, nella funzione, nel piacere di guardare un prodotto."
La tensione verso la creazione di una nuova idea progettuale prese forma anche grazie ad un aneddoto che non poco ha influito nell’ideazione dei Campotti.
"Una sera a cena in un famoso ristorante campano vidi una stimata giornalista americana combattere una sfida con un piatto di paccheri: prendere misure e cercare equilibri per portarli alla bocca. Provò a tagliarli con i rebbi della forchetta, non senza un affronto a una cultura antica che fonda le sue origini troppo lontano per massacrarle!
Il condimento era tutto lì spalmato sul piatto."
Da lì nacque l’idea dei Campotti: ripensare un prodotto-pasta, ma soprattutto dare una nuova forma al gusto affinché se ne potesse godere appieno durante la sua fruizione. È un atto questo di dignità che una pasta merita perché lì dentro c'è la nostra identità, il nostro saper fare, il nostro terroir, il nostro essere semplici: acqua e semola ma con una ingegnerizzazione dietro che sorprende!
I Campotti non sono un esercizio stilistico ma una nuova lettura del bisogno: un pacchero nella sua struttura è costituito da due anse per raccogliere il condimento, il Campotto ne ha 9 di anse, dunque raccoglie molto più condimento, riequilibrando le parti al momento di mangiarlo. La forma dà un senso di appagamento alla camera boccale, esprimendo rotondità e pienezza nella fase di masticazione e il giusto equilibrio con il condimento.
"Non nego la grande difficoltà del passaggio tra il disegno e la sua creazione, ma l'approccio ardito di Giuseppe di Martino -entusiasta come me- vide in un nuovo segno, derivato dal miglioramento di un bisogno, la possibilità di offrire una nuova visione."
La bellezza diventava un sentimento da mangiare, come un progetto di cui alimentarsi per crescere nello spirito, nella mente e nella pancia; un sentimento alto -quello che è per la gente e verso la gente- il tutto sempre con un po’ di poesia.
Il progetto per una pasta è assoluto equilibrio delle sue dimensioni che determinano una forma o la forma più vicina possibile ad armonizzarsi al suo condimento, sia a quello più semplice e sia a quello più ricco, senza perdere la sua identità: perfetta al palato, alla bocca, ai denti, alla gola, allo stomaco.
"È per questo che progettare una pasta è un atto di reale ricerca e condivisione di tutti gli elementi che portano a un prodotto finito che non è solo un oggetto da guardare e da usare ma anche da mettere dentro di noi.”