Marcello Trentini
Il nome del suo ristorante -Magorabin- suona un po’ curioso per una cucina che invita a gioie del palato: il Magorabin è l’“uomo nero”, ma lo chef Marcello Trentini è tutt’altro che cupo. Dal 1977 dichiara con luminosità di voler creare una cucina completamente personale, alla ricerca di un’evoluzione della arte culinaria tipica torinese. Il luogo è in sé di prestigio: una palazzina storica, progettata dall’Antonelli, di fronte alla Mole, solo un quarto d’ora a piedi dagli scali ferroviari di Porta Nuova e Porta Susa. Dal 2003 Magorabin diventa luogo simbolo della convivialità torinese e lo chef Trentini rielabora la tradizione sabauda facendola filtrare sia nelle ricette, sia nelle tavole allestite con cristallerie, posaterie e vasellame di reminiscenza monarchica.
Particolari da cui emerge uno dei dati caratterizzanti dello “stile Magorabin”: la cura maniacale dei dettagli. Tutto da Magorabin è un po’ speciale. A cominciare dalla sua storia. Diploma in belle arti, studi universitari di cinema, una passione assoluta per la cucina, da sempre, ma anche viaggi, un paio d’anni di stretta osservanza vegetariana, la vicinanza con filosofie rastafariane dell’India (di cui rimangono i dreadlocks che porta da quando aveva 17 anni).
Insomma, Marcello Trentini, 2 Forchette del Gambero Rosso, 1 Stella Michelin e Jeune Restaurateur d’Europe, non è uno chef come tanti altri. È la summa di tante influenze e di tante esperienze che si esprimono in una costante voglia di sperimentare, di scoprire, in un’apertura culturale che si traduce in scelte precise, intriganti, a volte sorprendenti.